Druidismo: la morte e il viaggio dell’anima nella visione druidica

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Druidismo la morte e il viaggio dell'anima nella visione druidica[Druidismo: la morte e il viaggio dell’anima nella visione druidica – Articolo di Raffaella Menolfi]

È veramente stupefacente sapere che dei popoli vissuti tanto tempo prima di noi avessero una concezione della vita e della morte completamente differente dalla nostra.

I Druidi avevano dei principi e delle conoscenze molto evolute sotto questo aspetto.

La loro mentalità era diversa anche rispetto ai popoli confinanti del Mediterraneo.

Nella società celtica, la paura della morte non c’era.

Le credenze del druidismo rispetto al delicato tema della morte è riassunta in questa frase:

La morte è il centro di una lunga vita

Non sarebbe bello vivere senza paura di morire?

Druidismo: la morte e il viaggio dell’anima nella visione druidica

Il druidismo insegnava la ciclicità della vita e l’immortalità dell’anima.

Dopo la morte la vita continuava da un’altra parte.

Detta così sembra solo una normale teoria.

In realtà tale credenza era talmente radicata nella cultura celtica che influenzava il loro modo di vivere.

I guerrieri Celti dimostravano un coraggio tale da sorprendere addirittura i loro nemici.

Un coraggio che poteva esistere solo in funzione della non paura della morte.

Spesso scendevano nudi nel campo di battaglia.

Per un guerriero era un onore morire durante un combattimento.

I Celti preferivano morire piuttosto che perdere la libertà.

Altra credenza del druidismo, molto originale, è che l’anima (immortale) ha sede nella testa.

Da qui le varie leggende in merito al culto delle teste tagliate.

I guerrieri Celti decapitavano i nemici uccisi.

In questo modo lo spirito del nemico rimaneva intrappolato nella testa e non poteva più nuocere ai vivi.

Possedere la testa di una persona, corrispondeva a possederne l’anima, il suo potere personale.

Quindi il teschio era un oggetto sacro di potere o strumento magico utilizzato dai Druidi per i loro riti.

Per quanto riguarda il rito funebre, pare che i Celti preferissero la cremazione (bruciare il corpo) alla inumazione (seppellire il corpo integro nella terra).

Nella cremazione era presente il fuoco, elemento molto importante per il suo duplice potere di distruggere e rigenerare.

Grazie al fuoco, l’anima immortale si libera dal suo involucro corporeo e prosegue il viaggio nell’Altromondo.

Non voglio dilungarmi sui dettagli del rituale funebre, però una cosa ci tengo a sottolinearla: il Druido intonava il canto funebre elogiando il defunto per le sue imprese e, a seguire, il pubblico presente alla cerimonia batteva le mani.

Perché battevano le mani?

Perché da un lato si commemorava la perdita di una persona cara e, dall’altro, si festeggiava il suo ingresso nell’Altromondo.

La sua rinascita a una nuova vita.

A differenza di quanto si possa normalmente pensare, i Celti credevano nell’esistenza di un unico Dio (OIW), che si manifesta sotto molteplici forme (le varie divinità).

L’OIW, è un Essere assoluto, irraggiungibile e non conoscibile all’uomo, tanto che solo i Druidi e solo mentalmente, potevano pronunciare il suo nome.

Druidismo: la morte e il viaggio dell’anima nella visione druidica

Il Druidismo (qui un approfondimento) insegnava l’evoluzione spirituale dell’uomo attraverso più vie, i piani della manifestazione, i cerchi concentrici che rappresentano il viaggio dell’anima per arrivare a Dio.

I cerchi della manifestazione, non sono intesi come luoghi fisici, materiali, ma sono stati di coscienza.

Ognuno, in base al proprio percorso evolutivo, vive in un particolare stato di coscienza che può essere assimilato ad uno dei seguenti cerchi.

Nel mondo celtico non esisteva il concetto di peccato come lo intendiamo oggi.

Le debolezze umane non implicavano un Inferno o un Paradiso, ma un ritardo o uno slancio nel proprio processo evolutivo.

Ognuno era completamente responsabile e consapevole delle proprie azioni e delle relative conseguenze.

I cerchi in totale sono quattro.

I confini del quarto, il più esterno non sono però ben definiti.

  1. Ceugant o Mondo Vuoto: sede di Dio (OIW). Rappresenta l’infinito, la totalità dell’essere.
  2. Gwynvyd o Mondo Bianco: è il mondo dell’immortalità. Rappresenta la purezza.
  3. Abred: mondo materiale, della necessità e della prova. È il nostro mondo, dove veniamo messi alla prova per prendere coscienza della nostra parte divina e spirituale. Dove sperimentiamo l’illusione della vita e della morte dei corpi materiali.
    A sua volta questo cerchio è suddiviso in altri 3 cerchi, ognuno con il suo particolare significato.
  4. Annwn: mondo dell’abisso, della sorgente. È il mondo degli elementi allo stato primitivo. È il cerchio da cui parte tutto il processo dell’evoluzione.

Cosa deve fare quindi un’anima umana, nella tradizione del druidismo, per evolvere?

Deve passare attraverso i vari cerchi della manifestazione per avvicinarsi il più possibile a Dio.

E come funziona questo passaggio da un cerchio all’altro? Da un mondo all’altro?

Druidismo AnimaTutto comincia dal cerchio più esterno, il quarto (Annwn).

Anche l’anima umana parte da qui, però è diversa rispetto alle altre anime perché ha ricevuto il Soffio Divino (Awen) e quindi ha la possibilità di evolvere facendo delle esperienze, di più morti e rinascite, fino a giungere al Mondo Bianco e poi al Mondo Vuoto.

Cosa invece non possibile per le anime non umane.

Il raggiungimento del primo cerchio equivale al ricongiungimento con Dio (OIW) ed è un’esperienza paragonabile al Nirvana dei buddisti o allo stato di Unione con Dio di cui parlano i mistici greco-cristiani.

Ovviamente non è facile raggiungere i primi due cerchi.

Solo le anime più pure e illuminate ci arrivano e, in teoria, una volta arrivate possono anche rimanere, nel senso che non rischiano di tornare indietro nel processo evolutivo nel cerchio dell’Abred.

Nel Mondo Bianco (Gwynvyd) hanno sede i Maestri, gli Illuminati che, consapevoli dei problemi dell’umanità, decidono spontaneamente di ritornare nel cerchio dell’Abred per aiutare gli altri ad evolvere.

Quando tornano, però, non ricordano chi sono, perché il ricordo dell’esperienza nel Mondo Bianco sarebbe troppo dolorosa in confronto alle difficoltà che devono affrontare nel mondo della prova (Abred).

Quindi, a livello superficiale, non sanno chi sono ma, a un livello più profondo, inconscio, lo sanno e quindi, anche se spesso inconsapevoli, fanno da guida agli altri uomini ancora privi di qualsiasi forma di consapevolezza.

Lo scopo ultimo di tutto il processo è che ogni Essere torni a casa, nel Mondo Bianco e nessuno vada perduto.

Siamo una scintilla divina in un corpo fisico Tweetta!

Come sarebbero diverse le nostre vite individuali e la nostra società se fin da piccoli sviluppassimo una maggior consapevolezza della nostra vera natura?

Una Natura Divina e Immortale?

Siamo qui per fare un’esperienza terrena, per evolvere e ricongiungerci a Dio.

[Druidismo: la morte e il viaggio dell’anima nella visione druidica – Articolo di Raffaella Menolfi]

PS:
Guarda che bello questo video musicale dedicato allo spirito del Druidismo:

PPS:
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